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Gianluca Chiaradia, debuttante veneto tra Dylan e Fred

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DiChristian D'antonio

Lug 2, 2014

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Fred sta per Buscaglione, Dylan per Bob, chiaramente. Sono i due miti distanti eppure così vicini, che hanno ispirato il disco Seriamente Ironico, l’esordio di Gianluca Chiaradia. Il cantaturore veneto (nato a  Mestre ma cresciuto a Conegliano in provincia di Treviso) ha soli 22 anni e scrive sulle orme dei suoi padri artistici un rock di base acustica, con venature introspettive che lo allontanano con piacere dagli odori “da classifica” dei suoi coetanei. Il suo video Invisibile (“Invisibile” Gianluca Chiaradia) è un esempio di questo inedito mix di atmosfera e canzone d’autore.

Come hai cominciato a scrivere?

Mio padre ha da sempre collezionato vinili dei grandi del rock, Dylan, Bowie, Van Morrison, quindi in casa ha sempre girato musica di quel tipo. Poi a 12 anni ho iniziato a scrivere a prendere confidenza con la chitarra. Ora sono arrivato a un punto in cui se scrivo 100 canzoni, ne salvo 5, sono molto selettivo. Ma la musica è la cosa più naturale che faccio.

C’è un’attenzione particolare agli arrangiamenti nel tuo esordio, anche se spesso prediligi atmosfere acustiche..

È vero, mi faccio aiutare dal bassista di Ornella Vanoni, Edu Hebling e da Luca Bortoluzzi che ha militato nei Pitura Freska. Con loro ho realizzato i cinque brani con una band completa che sono nel disco. La chitarra resta il mio strumento di elezione, perché la vedevo in braccio a tutti i cantautori rockettari e mi attraeva, è stata la prima cosa a cui ho pensato quando ho voluto far musica. Diceva Tom Waits che il cantautore è la persona che aspetta che piova coperto solo da un cappello. Nel mio modo di comporre, vengono da subito le parole con la musica, non faccio mai le cose separatamente. E senza una figura di vero arrangiatore è una vera sfida.

Così giovane e vuoi fare tutto da solo?

Il fatto è che so bene cosa voglio e non mi fido a mettermi nelle mani di chi non mi conosce. Il panorama italiano non è entusiasmante, ci sono dei grandi artisti ovviamente ma non è quello che mi attira. Anche le cose che si vedono in tv non fanno per me. Preferisco fare piccoli passi ma con la mia testa. Questo disco è frutto delle mie idee che sono rispettate.

Hai interesse a farti produrre da realtà più grosse?

Ho la mia etichetta Babao Dischi, e ho trovato un distributore di cd fisici in America, CD Baby. Paradossalmente per me è stato più facile avere fiducia da una realtà estera che in Italia. Ma non mi sorprende. Anche quando faccio live in Italia devo sempre combattere con chi è in prima fila e non ascolta ma magari gioca col cellulare. La sfida è quella di creare interesse attorno a quello che canto e quello che sono.

Sei davvero frutto, artisticamente, di due personaggi così diversi come Dylan e Buscaglione?

Credo di aver ascoltato talmente tanto Dylan che a un certo punto l’influenza c’è anche inconsapevolmente. Non mi piacciono i cosiddetti “contemporanei”, l’unica band più recente che mi ha catturato è la Dave Matthews Band, e non sono così giovani. Per il resto, amo l’ironia di Buscaglione, e si sente in alcuni pezzi. In Seriamente Ironico lo cito anche. Non è presunzione, ma a me piacciono davvero solo le vecchie glorie.

Hai avuto modo di incontrare colleghi che fanno il tuo mestiere da tanti anni?

Veramente mi capita più di vedere comici che cantanti, forse perché mi sento più libero nell’approcciarli. Ho dato il mio disco ad Antonio Albanese, Gabriele Cirilli, Gioele Dix. Il responso è positivo, ora aspetto di incontrare Carlo Verdone, che oltre a essere comico è anche un musicista che potrebbe darmi consigli, ma credo sia inarrivabile.

Beh, non vive tanto lontano. E all’estero a chi punti?

A Woody Allen! Ha la sua band e ogni lunedì si esibisce nei mesi invernali al Carlyle di New York, un posto molto esclusivo dove si fa jazz ed è difficile entrare. Ho cercato anche di colorare il mio brano Tutto al caso, attualmente in radio, con alcune sue sfumature, quando in alcuni film fa capire che la vita può essere frutto di casualità più che di volontà. Quasi ti vien voglia di scivolare sugli eventi piuttosto che calcolare il percorso da fare.

CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)