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IL CILE: LA VERITA’ E L’AMBIZIONE

DiChristian D'antonio

Ott 2, 2014
ilcile
Ph.: Christian D’Antonio. Il Cile

Ci ha messo una settimana per registralo in presa diretta e iniziarci a lavorare. Nasce così, da una partenza live, il disco “IN CILE VERITAS”, il secondo album dell’artista toscano Il Cile, che segue il sorprendente successo dell’album d’esordio “Siamo Morti A Vent’Anni” (che nel 2012 ha debuttato al 5° posto) e i riconoscimenti della critica ottenuti in occasione del Festival di Sanremo 2013. Il primo brano lanciato questa estate è “SAPEVI DI ME” (Il Cile – Sapevi Di Me) e lo stesso autore ce lo descrive come il “più adatto a uscire per le radio in un momento di allegria”. Cosa nasconde il resto del disco? “Una visione meno nichilista che in passato, credo ci siano più chiari che scuri anche se non abbandono l’ironia. C’è una densità emotiva che mi porto sempre dentro le mie canzoni perché ho bisogno di staccarmi dal disturbo della società e pensare ai sentimenti”.

Con queste premesse, Il Cile ha tenuto ben saldi i consensi da parte del suo pubblico. Che è una audience attenta e raffinata, ma anche un popolo di adulti che non si fa affabulare dai divetti pop. Sarà per la sua fascinazione per il latino? “Io mi vado a rileggere le versioni della scuola e mi studio la consecutio perché mi piace, anche se non ho fatto il liceo classico ma lo scientifico”. Altre letture includono Dylan Dog e la decodificazione dei suoi messaggi: “Nei primi fumetti cìè tutto il mondo che mi piace, le citazioni dei film, omaggi a De Andrè”. Insomma, tanto basta per guadagnare i favori del pubblico più attento. “E questo mi spinge a migliorare sempre perché non posso riposarmi pensando a quello che ho raggiunto. Devo alzare l’asta”.

Il Cile ci gioca con questa aspettativa di grande qualità: “Avevo due possibilità: o facevo un disco con un titolo solenne o sceglievo la chiave ironica. Ma è andata bene così perché le verità sono sempre strane. Ho avuto una storia con una ragazza che credeva in Che Guevara e alla fine per campare è andata a lavorare da Prada. Anche quello è un percorso, lo so, fa ridere, ma è l’ironia della vita. Anche io ho fatto qualche volta lavori in cui non credevo ma lo facevo per non abbandonare la rabbia dell’istinto creativo”.

Essendo uno dei coccolati dall’establishment, in questo momento in Italia Il Cile avrebbe solo bisogno di un passo nazional-popolare per esplodere davvero. “A Sanremo ci tornerei  – dice riguardo al Festival, dove è stato nel 2013 – ma l’importanza della canzone non deve essere sminuita. Mi trovavo molto a disagio a fare il robot nel contorno della manifestazione, fare interviste quando ero stato già eliminato, perché tanto importante è esserci. Se lo rifacessi mi godrei di più la gara”.

CHRISTIAN D’ANTONIO

Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)